Ali Hazelwood è una scrittrice e neuro scienziata italiana, la cui vera identità rimane ancora sconosciuta, questo è ciò che recita il buon caro e vecchio Wikipedia.
Per il mondo del bookverse è l’autrice di titoli come “The Love Hypothesis” e una serie di libri ambientati nel mondo delle STEM (science, technology, engineering and mathematics), libri femministi dove la protagonista principale è una “delle tante” che si ritrova ad affrontare con il suo solo cervello – ed una buona dose di nerdaggine – un mondo ancora troppo prettamente maschile, ma che finisce per forza e dovere di cose a mettersi con lo scienziato bello e stronzo (passatemi il termine) che si rivela un cuoricino di panna, spesso proprietario di un animale molto carino e che alla fine della fiera tutto sembra andare rosa e fiori.
Libri che hanno avuto un successo planetario perché nonostante tutto sono scritti discretamente bene ed hanno due delle cose che nell’ultimo periodo fa impazzire il booktok: il romance enemies to lovers e lo spicy.
Elementi che hanno portato l’autrice italiana, ma che vive e scrive in un paese anglofono (sempre grazie Wikipedia) a diventare la beniamina di tanti.
Tutto questo STEM e femminismo viene decisamente accantonato nella sua nuova fatica: BRIDE.
Bride, edito in Italia da Sperling & Kupfer (la stessa di Iron Flame e casa editrice da poco convolta in uno scandalo per aver abbandonato la pubblicazione di un romanzo molto amato dal booktok) è stato etichettato dalla casa editrice come ‘Fiaba’.
Bride narra di Misery, una vampira che viene costretta a sposare Lowe, un licantropo, peccato che le due specie si odino dall’alba dei tempi.
Avete già capito il finale vero?
Insomma non è una trama da Sanderson, ma neanche una da Meyer, è più un film da Hallmark channel o come piace definirlo a me: una fanfiction che ce l’ha fatta.
La Hazelwood è dannatamente brava a prendere tutti gli elementi che piacciono e
che spesso vengono inseriti nei romanzi – i famosissimi trope – ed a sfruttarli come non ci fosse un domani, rendendoli, seppur banali, il fulcro di ogni cosa.
Se in un romanzo più articolato questo elemento caratteristico viene accompagnato da altri elementi coordinati (come trama, caratterizzazione dei personaggi e worldbuilding) qui l’autrice li utilizza come un vero e proprio ingaggio narrativo, non azzardandosi neanche per un istante a distaccarsi dal discorso, praticamente ciò che fanno quasi tutti gli autori che pubblicano su Ao3 o Wattpad.
Lei semplicemente ha trovato il modo per guadagnare con le sue fan fiction, per favore insegnami(ci).
I libri della buona e cara Ali hanno però una cosa molto particolare: sono decisamente fin troppo belli, o meglio, godibili.
Si leggono con una scorrevolezza da burro spalmato su di un toast e alla fine della fiera sono anche una piccola perla che tratta di argomenti che decisamente meritano di essere esplorati (il mondo STEM) o sdoganando i principi morali che governano alcune categorie di creature viste dal lettore fantasy sempre in un x motivo (con più o meno variazioni sbrilluccicose).
Se ci concentriamo sull’ultimo romanzo, la cosa che più fa distinguere BRIDE da un Twilight wanna be è il fatto che si, parliamo di Vampiri e Licantropi, ma non sono né il canone né una rivisitazione sbrilluccicosa, piuttosto la Hazelwood ci ha messo la sua passione per la scienza dando una spiegazione biologica all’esistenza di queste creature, un po’ come se fossero degli X-man che hanno subito mutazioni biologiche, dando un ‘perché’ alla loro diversità, rendendo la situazione riconosciuta al mondo intero ma al tempo stesso una minaccia, un pericolo e un dubbio di legittimità d’esistenza.
Ovviamente questa trovata ha i suoi pro e contro, però segna la differenza con i mille libri del genere che narrano l’eterna lotta tra le due razze.
Se ci si sforza un po’ riusciamo anche a trovarci una sorta di critica sociale, piuttosto attuale, al diverso ed alla convivenza fra popoli diversi, ma questa parte è solo usata come ‘scusante’ alla trama senza venir sviluppata e scavata abbastanza per considerarla davvero una frecciata a ciò che accade nel mondo vero.
Se negli altri suoi libri la Hazelwood ha osato di più, criticando aspramente e facendo saltare fuori gli altarini del maschilismo all’interno delle STEM, in questo libro la cosa è solo accennata, come se non volesse addentrarsi in un aspetto di cui non è padroneggiante al 100%.
Una cosa che apprezzo molto.
Per quanto riguarda il libro in se, ovvero il suo aspetto stilistico e co, mi è piaciuto molto come la Hazelwood ha usato la tecnica dello 'show don’t tell' ricorrendo anche ai flashback per mettere le basi del worldbuilding da lei creato e posizionare i personaggi e le loro relazioni, svela tutto in maniera graduale ma non lenta, suscitando l’effetto di aspettativa e di soddisfazione delle domande nel lettore, anche se forse in maniera un po’ frettolosa ed approssimativa, per il genere di narrativa è più che sufficiente a dare il quadro generale ed a piazzare tutti i tasselli che servono per godersi la lettura.
È un libro con una trama molto semplice, come lo sono tutti i libri della stessa, ma questa non è decisamente una cosa negativa, anzi, rendono la lettura scorrevole, piacevole, non pesante e perfetta per semplicemente distrarsi ed immergersi in un romance non stucchevole, non trash o cringe, nonostante alcuni momenti molto “wtf” su cui possiamo chiudere un occhio (si sto parlando di quella scena e di quella particolare “abilità” dei lupi – ora capite perché parlo di FanFiction?).
Per apprezzare questi libri dobbiamo partire ben prevenuti, con la consapevolezza di non star leggendo il libro che ci cambierà la vita ma che sicuramente ci farà passare delle belle ore di lettura.
Avrei preferito un intreccio leggermente più misterioso perché è decisamente prevedibile lo svolgimento dal capitolo 2, però non è né un fantasy classico e nè un thriller, soprattutto se si prende in considerazione il finale, con un plot twist che decisamente non è molto twist ma soprattutto che si risolve forse in maniera decisamente troppo veloce, penso si tratti di neanche mezzo capitolo.
Potevamo sforzarci un po’ di più Ali, considerato il fatto che si tratti comunque di un libro autoconclusivo.
Ma cosa ci vogliamo fare?
Ovviamente i personaggi principali – Misery e Lowe – sono gli unici di cui abbiamo un’infarinata della loro personalità, il resto è decisamente abbandonato alla funzione del racconto e subordinati ai primi due, anche questa cosa tipica delle fan fiction, perché della trama in pratica non ci interessa molto, vogliamo solo vedere come la loro storia si evolve e come termina con un epilogo da felici e contenti.
Io spero davvero che qualcuno abbia già acquisito i diritti per un film o serie tv, insomma la sceneggiatura è già pronta!
In conclusione, se si prende questo libro in mano consapevoli di star leggendo un romance con elementi fantasy, praticamente come se fosse una fan fiction su AO3 editata e scritta bene, allora non vi deluderà!
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